Pubblicato il 07/01/2016
CRONACA

Mafia Capitale: Pagamenti mensili a Odevaine per aggiudicarsi appalti, patteggiano pena quattro ex dirigenti La Cascina



Quattrocento mila euro confiscati e pene patteggiate quest’oggi, davanti al gup Alessandra Boffi, da quattro ex dirigenti della cooperativa La Cascina, accusati di concorso in corruzione nei confronti dell’esperto in immigrazione multitasking, la cui attività si svolgeva dal ‘Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e i titolari di protezione internazionale’  sino all’interno del Cara di Mineo, Luca Odevaine. Due anni e otto mesi per Francesco Ferrara, due anni e sei mesi per Domenico Cammisa, Salvatore Menolascina e Carmelo Parabita che avrebbero promesso a Odevaine “una retribuzione di 10mila euro mensili, aumentata a 20mila dopo l’aggiudicazione del bando di gara dell’aprile del 2014 relativo all’appalto per la gestione del Cara di Mineo”.

La terza gara d’appalto per l’affidamento triennale dei servizi e delle forniture per la gestione del Centro di Accoglienza Richiedenti Asilo Cara Mineo che viene indetta dal direttore Giovanni Ferrera il quale il 24 giugno nomina la commissione, che giudicherà le proposte pervenute, così composta: presidente, dott. Giovanni Ferrera, componenti l’ arch. Salvatore Lentini e il dott. Luca Odevaine.  La proposta vincente sarà quella dell’ Ati Consorzio di cooperative Casa della Solidarietà, capogruppo, cui fanno capo le ditte mandanti: «Senis Hospes scs con sede in Senise, consorzio Sol Calatino scs sede Caltagirone, consorzio di cooperative sociali Sisifo con sede a Palermo, Cascina Global Service srl con sede in Roma, Pizzarotti &c spa con sede in Parma e il comitato provinciale della Croce Rossa Italiana con sede a Catania», che definimmo l’invincibile armata.

Il ruolo di Odevaine dunque secondo l’accusa era quello di creare le condizioni perché i flussi di immigrati fossero direzionati nelle strutture in cui La Cascina era assegnataria dei bandi di gestione e di decidere assieme alla cooperativa i loro contenuti e termini.

L’ipotesi dell’accusa è che Luca Odevaine abbia percepito, nel periodo che va dal 2011 al 2014, una parte delle mazzette in maniera diretta, altre somme invece con la complicità di due suoi collaboratori, i quali sono stati condannati dal Gup a un anno e dieci mesi di carcere ciascuno per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Questi “curavano la predisposizione della documentazione fittizia finalizzata a giustificare l’ingresso delle somme nelle casse delle fondazioni e delle società riferibili a Odevaine” assieme a due imputati giudicati con rito abbreviato quest’oggi,  Gerardo e Tommaso Addeo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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